lunedì 10 novembre 2008

realtà e finzione

Salve a tutti quelli che leggeranno questo Blog.

Direi di iniziare con i primi due capitoli del mio ultimo racconto.



Anno 2000- Ai tempi nostri
L’INCONTRO

Il sentiero nel bosco non era ripido, ma il caldo si cominciava a sentire. Le cinghie dello zainetto, malgrado il poco peso, erano diventate presenti sui muscoli delle spalle.Un rivolo di sudore si era fatto strada sulla guancia destra. Aveva deciso di trascorrere la giornata in montagna. Un gran bel posto. Erano ormai anni che la zona era riserva naturale ed era molto facile vedere daini e altri animali selvatici durante il cammino .Dopo gli ultimi mesi di lavoro intenso, aveva aspettato con ansia quei due giorni di riposo all’aria aperta. Desiderava proprio stare da solo per un po’, lontano da tutti.Trovò lo spiazzo giusto per fermarsi. Un grosso faggio a lato del sentiero faceva una bell’ombra. Si accomodò appoggiandosi al tronco e si apprestò a leggere il libro che si ero portato dietro.Il tempo passò velocemente e si era fatta l’ora di colazione. Aveva appena preso lo zainetto che sentì un rumore venire dal torrente che scorreva nei pressi a circa cinquanta metri da dove si trovava. L’uomo comparve all’improvviso da dietro una grossa pianta in direzione del torrente. Il rumore dell’acquache scorreva veloce tra i sassi gli aveva nascosto l’avvicinarsi di questa persona. Alzò una mano in segno di saluto in direzione. All’apparenza sembrava una persona anziana; portava i capelli bianchi abbastanza lunghi, procedeva con passo lento, ma sicuro, accompagnandosi con un bastone come camminano tutti in montagna. Indossava dei pantaloni di velluto a coste fine, un gilet da pescatore ed una canna sottobraccio.Era ormai giunto a circa quattro metri da lui e lì si fermò.-Volevo risalire il fiume , ma la vegetazione ai lati è troppo fitta e quindi provo lungo il sentiero.- Esordì.-Ci sono delle belle buche profonde a quanto mi risulta più avanti. Sicuramente anche le trote. Non sono un pescatore e il mio giudizio non vale molto in questo caso.- L’occasione per fare due parole con qualcuno lo distolse dal libro.Vedo che sta leggendo.- Il vecchio si appoggiò al bastone con entrambe le mani come per riposarsi.Mi dispiace di averla disturbata- -Nessun disturbo, si figuri.- Anzi stavo per fare colazione, se vuol farmi compagnia non faccia complimenti.- -E’ molto che è in giro?- domandò Jack tanto per essere cortese.Lui guardò l’orologio che aveva al polso, stette un attimo come per fare un conto.- Sono quasi quattro ore, ormai.- rispose.- Allora ha sicuramente appetito-. Gli tese un panino, che venne accolto volentieri, come gli fece capire la sua espressione. Tirò fuori anche qualche lattina da bere e per alcuni minuti ci fu silenzio. Solo il rumore di loro che mangiavano ed il rumore del torrente lì vicino.La conversazione andava avanti da quasi un’ora e non aveva fatto caso che lui faceva le domande ed era sempre lui a rispondere. Il vecchio chiedeva delle opinioni. Prima sul generico, poi sempre più specifiche. Aveva chiesto di lui, del lavoro che faceva. Rimase perplesso, almeno gli sembrò, quando gli rivelò che era un musicista professionista e architetto a tempo perso. Scandagliò lentamente la sua filosofia di vita, le sue aspirazioni e i suoi progetti futuri.Non pensò di aver mai parlato così a ruota libera, se non con gli amici, ma probabilmente la situazione era tranquilla e non c’era da stare in guardia, anche con quell’uomo incontrato per caso nel bosco. Era comunque curioso di sapere con chi stava parlando, quindi approfittò di un momento di pausa e gli chiese:- E lei che mi dice?- Ormai le ho raccontato tutto di quel poco che ho fatto nella mia vita.-Si tolse gli occhiali da sole e notò che aveva gli occhi di un azzurro molto chiaro, quasi slavato. Si massaggiò l’inforcatura del naso con gesto lento.Sono il Controllore di questo Settore.- Buttò lì la frase con noncuranza.- Quindi è un dipendente delle Ferrovie o delle Poste- Più che una domanda sembrava una risposta scontata da parte sua. Dato l’aspetto doveva essere sicuramente in pensione come tutti quelli della sua età. Probabilmente anche solo dato che non portava la fede al dito. Ormai si era risposto da solo.La smentita arrivò come la classica doccia fredda.Un sorrisetto increspò le labbra di quell’ameno personaggio.- In verità controllo le centosessanta galassie del quadrante sette cinque due per la Federazione Intergalattica da ormai più di cento anni.-- E io sono Babbo Natale.- La risposta gli uscì da sola, prima che potesse rispondere una cosa qualsiasi senza offendere il suo interlocutore, che poteva anche avere dei problemi mentali. Ormai la frittata era stata fatta e si strinsi sulle spalle, dispiaciuto.- Mi scusi, non volevo….- L’uomo era rimasto serio, quasi aspettandosi la sua risposta, dato che quello che aveva detto era abbastanza improbabile, anzi impossibile, almeno in questo mondo. Jack cominciò a raccogliere le sue cose per togliere il disturbo alla svelta. Ve lo figurate di trovare nel bosco vicino a casa vostra un extraterrestre, che fa colazione con i vostri panini, beve la vostra birra compiaciuto e poi se ne esce con quella battuta. Certamente si sarebbe ricordato per diverso tempo di quell’incontro.Prese lo zaino e si alzò in piedi. Era pronto a togliersi da quella situazione alla svelta. Il vecchio era rimasto silenzioso e lo osseravava attentamente. Forse aspettava che digerisse la notizia ancora per un po’. O si era accorto di averla sparata grossa e la miglior cosa per lui era di stare zitto ed aspettare che se ne andasse. Non si conoscevano e sicuramente non si sarebbero mai più incontrati.-Beh… ci vediamo…- Lo salutò un po’ abbattuto per come si era concluso l’incontro. Quasi gli dispiaceva per lui. Non tutte le persone che poteva incontrare per caso, sarebbero state gentili con lui. Gli avrebbero dato del matto e lo avrebbero anche offeso malamente. Eppure durante la lorochiacchierata, aveva dato l’impressione che fosse oltremodo sveglio e certamente molto informato delle cose che li circondavano.Jack non aveva previsto che sarebbe andata in quella maniera. Ci era rimasto male. Stava per andarsene, quando il vecchio riprese a parlare.- Ero sicuro che non mi avrebbe creduto. Lei forse pensa che sia un po’ svanito, data l’età. Se le avessi confermato che lavoravo alle Poste, lei non avrebbe avuto niente da ridire.-Jack cercava il momento per sloggiare, ma, nello stesso tempo voleva dargli la possibilità di scusarsi e dirgli che era stato uno scherzo, forse un tantino strano, ma accettabile in fondo.- Sà..non ero preparato allo scherzo, comunque non fa niente. E’ stato un piacere conoscerla.- Si schernì Jack.Cercava in tutti i modi di aiutarlo ad uscire da quella situazione incresciosa, almeno per lui.L’amico riprese a parlare imperterrito.- Parlando con lei, ho capito di aver trovato la persona giusta… E’ comprensibile la sua reazione. Non sono certo discorsi di tutti i giorni. E’ il momento di darle la prova certa ed inconfutabile di quello che ho detto.-Aveva rotto il silenzio, prima che si separassero, con un ulteriore scemenza. Ora era il caso di togliere le tende. Cominciava ad andare in ebollizione. Un ronzio lo avvolse. Ci fu un bagliore alla sua destra e nella radura si materializzò, prima non c’era, un grosso cilindro, grosso come un camion. Nero come il fondo di una miniera di carbone di notte. Resa l’idea?- E quello che accidente è?- domandò Jack alquanto sorpreso. Il vecchietto sorrise divertito. Era riuscito a incuriosirlo, anzi anche a spaventarlo. Non era un tipo pauroso, ma la piega che aveva preso la cosa, era almeno strana.- Questa è un’unità di primo approccio. Una navetta per intenderci.- Il giovane si accese una sigaretta, tanto per fare l’indifferente, ma il fumo gli andò di traverso e tossì ripetutamente. La giornata iniziata così bene, stava prendendo una strada sconosciuta, certamente scivolosa e non era sicuro di volerla percorrere.- Mi deve scusare per questa dimostrazione plateale, ma non c’era alternativa, per farle capire che non stavo vaneggiando.-- Ma lei va sempre in giro a fare questi scherzi?- Non aveva altro da dire al momento. La curiosità si faceva però avanti ed era lì aspettando gli eventi.Il vecchio si sfregò il mento e si aggiustò meglio a sedere. Ancora non si era mosso da sedere. Lui invece era già a circa quattro metri da dove era seduto ed in procinto di andarsene.- Sarà meglio cominciare dal principio.- Si rimise a sedere pronto ad ascoltare una storia che si sarebbe forse rivelata interessante.Una matita dorata comparve nella mano destra del vegliardo. Premette un pulsante ed una visione tridimensionale si formò vicino a lui. Sembrava una tv a schermo gigante senza vederne però il pannello frontale, quasi come un paesaggio visto attraverso una finestra, luminosa a tal punto da schiarire il paesaggio circostante con una definizione a dir poco perfetta. Continuava a parlare:……….Gli ammassi stellari si stendono a milioni e coprono distanze impensabili per un uomo come te. Milioni di anni luce separano le galassie esterne dal nucleo centrale che non esiste, ma viene fissato come punto di riferimento relativo perché la mia spiegazione sia più chiara. La Federazione Interstellare è sorta oltre 200.000 anni terrestri fa. Le Civiltà che si sono unite in questa Federazione, risalgono alla notte dei tempi.Ad un certo momento nacque la necessità di espandersi all’esterno, incontrare nuove forme di vita. La vita, come è intesa da noi è presente nello spazio, ma in maniera molto ridotta rispetto alle vastità stellari. Tutto ciò è derivato dalla necessità di mantenere ogni galassia al passo con le altre in modo che non diventi territorio, diciamo di conquista, di razze più aggressive ed emergenti nel panorama tecnologico più evoluto, alla ricerca di nuove aree di influenza. Lo schermo si dissolse nel nulla. Dovette accorgersi che avevo cambiato espressione a questa ultima informazione.- Non ci sarà per caso qualche invasione di omini verdi?- ironizzò Jack.-Stia tranquillo; Questo è un settore quasi deserto; La Terra è l’unico mondo abitato per alcune centinaia di anni luce di distanza. Questo mondo fu scoperto da una nostra sonda stellare oltre centomila anni fa; fu classificato come pianeta di classe P, come primordiale. Entrò così nel nostro Registro di Controllo.-- Ecco da dove viene Controllore- anche lui voleva dare il suo contributo alla conversazione. Voleva dare l’impressione di aver capito tutto, invece era buio pesto.- Esatto. Quindi a questo punto furono piazzati intorno al pianeta delle sonde, punti di controllo, che periodicamente inviavano informazioni al Centro di Raccolta Dati. In quel periodo avevano una cadenza di trasmissione dati ogni mille anni terrestri. Al momento che si manifestarono le prime forme di vita evoluta ed intelligente, le trasmissioni ebbero una cadenza ogni cinquecento anni fino a circa ventimila anni fa: Cominciavano a nascere piccoli nuclei di vostri antenati, che con il passare del tempo si trasformarono in uomini simili a quelli attuali . Da allora in poi l’evoluzione della specie terrestre progredì rapidamente. Il seguito è stato classificato in maniera abbastanza precisa dai vostri scienziati in base ai ritrovamenti dei resti delle civiltà passate, salvo alcune lacune ed errori…..- Lasciò la frase in sospeso, mentre cambiava posizione sul sasso in cui sedeva ormai da diverso tempo. Jack, invece, cominciò ad agitarsi, non poco.-Quali errori?- domandò incuriosito, ma nello stesso tempo conscio di quello che poteva dirgli.- Non tutto è andato esattamente come gli scienziati e gli studiosi di tutti i tempi hanno sempre affermato. Però non sono autorizzato a rivelarlo al momento.- I suoi occhi si strinsero ulteriormente.- Forse in seguito potrebbe venirne a conoscenza.-Ecco. L’esca era stata gettata ed in maniera abbastanza smaccata. Era sicuro che si sarebbe gettato in un mare di guai, ma che tipo di guai? E che parte avrebbe preso in tutta questa storia? Forse un po’ scettico per l’assurdità della cosa, ma aveva deciso di stare al suo gioco, quale che fosse. Poteva sempre fare marcia indietro. La comparsa di quel cilindro, l’immagine tridimensionale dello spazio che avevo visto, non era sicuramente tecnologia terrestre.-La tua scelta non è stata casuale.- riprese il vecchio capellone.- tramite le nostre apparecchiature, abbiamo studiato la personalità di milioni di persone su tutto il vostro pianeta. In quest’anno ho contattato personalmente il gruppo che risultava idoneo alle nostre necessità. Ognuno di loro ha reagito in maniera differente alla mia comparsa e alla storia che ho raccontato. La personalità di ognuno ha guidato la loro reazione. Qui devo ammettere che ci sono state molte sorprese. Ogni livello di difficoltà, di responsabilità e di potere, metteva in luce i lati oscuri del loro essere, pecche di ordine morale e di comportamento. In genere gli esseri umani vengono influenzati nei loro comportamenti dalle situazioni. Il raziocinio e la buona volontà vengono sopraffatti dall’avidità, anche in persone che in una situazione normale sembravano esserne immuni. Tutto ciò che svelavo loro, aumentava il loro io, perché potevano comprendere l’enormità del potere loro concesso. La loro cupidigia si faceva sempre più grande.-Il giovane lo interruppe.- Mi scusi tanto. Se gli umani da lei contattati, non si sono rivelati all’altezza, perché non vi affidate alle vostre razze superiori, che fanno parte della Federazione?-Lo aveva messo in difficoltà. Almeno così credeva.-Poi - continuò - non vorrà farmi credere che sono rimasto solo io a rappresentare l’estrema risorsa di cui sembra che voi abbiate assoluto bisogno?- Non credo di essere la persona più indicata per fare ancora non so che cosa, ma certo, come che c’è il sole in questo momento, non ho le conoscenze tecniche necessarie. Non sono né uno scienziato nè un luminare della politica o che altro. Mi rimane difficile accettare tutto questo. Sono impressionato e affascinato da quanto mi ha detto, non lo nego. ribadisco che non sono la persona adatta per i suoi scopi.--Questo è quello che volevo sentire. Si è risposto da solo. Dichiarando con forza che non si sentiva all’altezza del compito, quale che fosse, perché ancora non lo sa, si è dimostrata una persona consapevole dei suoi limiti, ma attratta dalla ricerca della verità, quale che sia. Quelli che l’hanno preceduta, avevano già la cura per risolvere qualsiasi compito a loro assegnato, dimostrandosi troppo precipitosi, ansiosi di non perdere l’occasione che si presentava loro.- A quel punto capì che era arrivato al punto di non ritorno. Senz’altro quello che gli sarebbe successo da ora in poi, avrebbe cambiato completamente la sua vita. Il suo interlocutore si alzò in piedi e si voltò dirigendosi verso il cilindro nero, lucido, minaccioso. Quando giunse ad un metro da esso, un vano luminoso scintillò nell’aria circostante. Senza voltarsi gli fece cenno di seguirlo, certo che lo avrebbe fatto. Restò un attimo perplesso, poi scrollò le spalle e decise di seguirlo. Sarebbe stata una giornata sicuramente interessante. Estremamente interessante. Non negava che ne era anche lusingato. Quello che gli stava accadendo non era certo cosa di tutti i giorni. Tra poco la sua curiosità sarebbe stata appagata. Era certo di questo. Sarebbe venuto a conoscenza di cose importanti. Si infilò così dentro l’apertura, senza ulteriori incertezze. La porta luminosa si oscurò dietro di lui. La prima sorpresa venne dall’ampiezza dell’ambiente, insospettabile dall’esterno. Se dal di fuori aveva le dimensioni di un container, visto dal dentro, poteva senz’altro contenere un 747, ma le pareti erano indefinite, come se la distanza fosse molto più grande di quanto poteva sembrare a lui. I colori andavano dal blu cobalto al verde più profondo. Non aveva mai pensato di essere un pauroso, ma questa vista gli fece prudere il cuoio capelluto. Non era un set cinematografico creato dall’uomo. Un rivolo di sudore gli scese giù per la schiena. Si guardò intorno e si avvicinò al vecchio, che era seduto davanti ad uno schermo con luci intermittenti, cifre che scorrevano a lato, sopra ed in altri piccoli schermi. Tutto quello che ci si poteva aspettare di vedere in un mezzo alieno nel miglior film di fantascienza. Solo che non le aveva mai viste.- Quello che vede è solo per non confonderle le idee. Sicuramente era la scenografia che si aspettava. Non volevo deluderla. Conceda a questo povero vecchio di scherzare un po’. E’ prematuro per lei affrontare cose al di fuori delle sue conoscenze attuali. E’ meglio procedere con calma. Abbiamo tutto il tempo. Ho voluto solo rappresentare la nostra tecnologia come se fosse solo un’estensione della vostra. Perché potesse meglio comprenderla.- Come se lui capisse quello che vedeva. Le sue conoscenze tecniche si fermavano all’uso del computer per scrivere musica e qualche lettera. Nel posto dove si trovava c’era sicuramente da studiare un altro po’.- Dovendo misurare quale differenza c’è tra la vostra tecnologia attuale e quella della Federazione, posso darle l’idea approssimativa in questo modo: confrontare il livello evolutivo di un’ameba del vostro Quaternario e questa navetta, che non è quella che sembra.-- Allora questo benedetto cilindro non si muove a razzo?- Andava a tentoni, ma solo per farlo parlare.- Direi proprio di no………diciamo che si sposta per trasferimento di atomi.-- Ecco ..l’avevo capito.- rispose Jack imbarazzato della sua ignoranza.La risata di entrambi, che seguì, rallentò la tensione.Uno scampanellio leggero aleggiò nell’aria.-Siamo arrivati.- Chiarì il vecchio alla sua muta domanda e si alzò, dirigendosi verso un’altra apertura luminosa contornata da luci ricorrenti che lampeggiavano lungo i bordi.- Seguimi.- e attraversò senza voltarsi.Beh… se prima erano in un hangar, ora erano entrati nell’ambiente più vasto che poteva immaginarsi. Una specie di carrello si era avvicinato. Aveva sedili ed una consolle, almeno gli assomigliava, davanti al sedile di testa.Il suo ospite lo occupò e appoggiò la mano destra sopra una mezza sfera gialla.Si stavano muovendo a velocità sostenuta e solo il vento in faccia dava il senso della velocità. Il paesaggio era talmente vasto che non cambiava prospettiva con l’andare dei minuti. Poi di colpo la vista cambiò. Entrarono in un giardino fitto di piante, molte strane, ma alcune le conosceva. I colori erano veramente alieni, non erano certamente terrestri.Il loro veicolo si fermò dolcemente davanti ad una costruzione che sembrava fatta di cristallo, a cupola, dorata, che faceva senz’altro il suo bell’effetto con il verde del prato e della vegetazione multicolore.- Siamo arrivati al Modulo Centrale.- accennò la sua giuda e scese. Jack l’imitò prontamente.A quel punto si concesse una sigaretta. Ci voleva proprio. Era carico come una pila.L’interno della cupola era come un salotto di quelli buoni con divani, poltrone e una folta moquette color crema. Il pavimento si alternava a zone ricoperte di materiale tipo legno.Le luci erano sospese in aria, come galleggianti sull’acqua, e diffondevano una luce morbida, riposante.

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